Dolore e familiarità. Quali patologie si “ereditano” e perché?

Alcune malattie sembrano far parte della storia familiare di certe persone. Molto spesso infatti, ci accorgiamo che le patologie dalle quali siamo affetti hanno colpito in passato i nostri genitori e i nostri nonni. Si tratta di una casualità o esiste una sorta di ereditarietà anche nel campo delle malattie? E perché la nostra percezione del dolore è soggettiva e spesso simile a quella dei nostri avi? Approfondiamo insieme.

Che cos’è il dolore

Secondo la definizione ufficiale dell’Associazione Internazionale per lo studio del Dolore, per dolore si intende “un’esperienza sgradevole, sensoriale ed emotiva, associata a un danno dell’organismo, attuale o potenziale”. In genere infatti, il dolore è la spia di un danno che si sta verificando nell’organismo e può essere utile come indicatore del nostro stato di salute aiutandoci a intervenire quando necessario. Esistono dei casi in cui il dolore persiste anche al cessare dei fattori che lo hanno scatenato divenendo cronico e, in fin dei conti, esso stesso una malattia.

Familiarità ed ereditarietà 

Familiarità ed ereditarietà non sono la stessa cosa: si parla di familiarità quando nella storia di una famiglia si sono verificati più casi di una stessa patologia, mentre il concetto di ereditarietà riguarda le malattie genetiche che vengono trasmesse da uno dei genitori o da entrambi. Nel caso delle malattie reumatiche e delle patologie articolari, parliamo in genere di familiarità, determinata spesso da caratteristiche fisiche e strutturali simili. In questi casi, una buona prevenzione, basata su controlli periodici e sull’adozione di stili di vita sani, può aiutare a evitare lo sviluppo della patologia o quantomeno può ritardarne, anche in maniera significativa, l’insorgenza.

 

Le malattie che si “ereditano”

 

Come abbiamo visto, il concetto di ereditarietà riguarda i geni che, trasmettendosi dai genitori ai figli, portano con sé anche le eventuali malattie, che sono dette appunto genetiche. Numerose patologie però, anche se non sono “scritte” nei geni, tendono a verificarsi con frequenza nella stessa famiglia, tanto che la familiarità è compresa tra i fattori di rischio di molte malattie, ad esempio quelle che colpiscono le articolazioni. Nello specifico annoveriamo tra le altre:

 

  • artrosi
  • artrite reumatoide
  • artrite psorisiaca
  • fibromialgia
  • polimialgia reumatica
  • gotta.
 

Queste malattie sono accomunate dalla presenza di dolore intenso, più o meno costante e invalidante. Occorre sottolineare che, sebbene la familiarità rappresenti un fattore di rischio per queste patologie, è necessario intervengano uno o più fattori esterni perché la malattia si manifesti effettivamente. Tra questi fattori le infezioni, il fumo di sigaretta, le alterazioni ormonali. Una diagnosi precoce e la messa in atto di protocolli di prevenzione adeguati è determinante nel combattere il dolore. Pensiamo che oggi le malattie reumatiche rappresentano la seconda causa di invalidità permanente nel nostro paese e la prima causa di dolore e disabilità nel mondo occidentale.

 

Il dolore cronico: perché si trasmette?

 

Il dolore cronico è un tipo di dolore che persiste o recidiva anche dopo la risoluzione di un danno tissutale acuto o si associa a una lesione che non guarisce. Uno studio statunitense pubblicato su Pain ha evidenziato come diversi fattori possono contribuire a questa familiarità nella trasmissione, tra cui: genetica, effetti sullo sviluppo precoce, apprendimento sociale. Le ricercatrici, le dottoresse A.L.Stone e A.C.Wilson, hanno rilevato come dalle loro analisi si è reso evidente che il dolore cronico è intrinsecamente legato a fattori familiari e ciò apre nuove strade per modelli di intervento incentrati sulla famiglia e sull’individuazione dei bambini a rischio.  

 

L’atteggiamento nei confronti del dolore è ereditario?

 

Il concetto di dolore è soggettivo e difficile da incasellare dentro schemi predefiniti. Quante volte abbiamo sentito parlare di “soglia del dolore” come concetto del tutto personale? Per fare un esempio pratico legato a una particolare patologia, si è notato che i pazienti affetti da fibromialgia sono accomunati da una percezione del dolore molto accentuata, causata probabilmente dalla presenza di un forte stress psicologico. Questo atteggiamento nei confronti del dolore si può trasmettere? Probabilmente sì, anche se magari in maniera indiretta. I bambini possono infatti imparare comportamenti disadattivi nei confronti del dolore dai loro genitori, i quali possono agire secondo modalità che rafforzano questi comportamenti. Il rischio di dolore cronico potrebbe essere influenzato dai comportamenti dei genitori, come abitudini familiari e generali di salute legate al cibo e allo stile di vita. Ci possono essere infine effetti negativi legati al dolore cronico, per esempio problemi finanziari o l’incapacità dei genitori di svolgere le attività quotidiane.

 

Trattamenti non farmacologici

Qualunque sia la causa dello sviluppo del sintomo doloroso, tra le terapie non farmacologiche più efficaci c’è l’uso del calore. L’applicazione di caldo o freddo dipende dal tipo di patologia e ne abbiamo parlato già diffusamente qui. Per la crioterapia esistono oggi dei particolari tutori elastici forniti di compresse di freddo, riutilizzabili, facili da applicare e delicati sulla pelle. 

 

Visita il nostro shop online >>> https://viaildolore.com/tutori-per-crioterapia/