L’origine del dolore, un fenomeno multidimensionale complesso

Tutti, nell’arco della vita, abbiamo sperimentato qualche forma di dolore (mal di testa, mal di denti, dolore muscolo-scheletrico, dolore traumatico o post-chirurgico ecc.). Un’esperienza fortemente influenzata dalla percezione soggettiva ma comunque sgradevole, spesso con ripercussioni a livello emotivo (preoccupazione, ansia e/o frustrazione) e costi elevati in termini di trattamento e giorni di lavoro persi. Ma qual è la sua origine?

Perché proviamo dolore

In presenza di lesioni o di un danno potenziale a livello tissutale, i recettori del dolore (i cosiddetti nocicettori) vengono attivati e, attraverso le fibre nervose, trasmettono lungo il midollo spinale le informazioni fino al cervello, che mette in atto una serie di reazioni immediate finalizzate a limitare eventuali e possibili danni. È quanto accade, per esempio, quando tocchiamo una superficie bollente: le informazioni inviate determinano una vera e propria reazione di fuga, con la contrazione istantanea dei muscoli e l’allontanamento della mano dalla fonte di pericolo.

Tipi di dolore

Il dolore è un fenomeno complesso, correlato a processi neurofisiologici, ma influenzato anche dall’interazione tra una miriade di fattori fisiologici e psicosociali, tanto da essere considerato un fenomeno multidimensionale. 

Si può presentare con differenti modalità e può essere di durata limitata o a lungo termine (dolore acuto o cronico). 

Può essere avvertito superficialmente, sulla pelle o a livello sui tessuti molli (dolore somatico), o avere origine negli organi interni (dolore viscerale).

E ancora, il dolore può essere:

  • localizzato in un punto ben definito
  • irradiato lungo un percorso in diverse parti del corpo 
  • avvertito in un’area più o meno ampia, anche lontana e apparentemente non correlata alla zona in cui effettivamente si è verificata la lesione che l’ha causato (dolore riferito).

Dolore e infiammazione

Mediante l’insorgenza di dolore acuto, in genere di forte intensità, l’organismo ci “informa” della presenza di una lesione o di un danno tissutale. 

Il dolore, peraltro, è uno degli elementi tipici dell’infiammazione: la presenza di un processo infiammatorio determina infatti il rilascio nel sito dell’infiammazione di mediatori (per esempio, le prostaglandine) ad effetto algogeno (ossia in grado di produrre stimoli dolorosi).

Non sempre area dolente e origine dell’infiammazione coincidono

A causa della complessità delle relazioni funzionali che contraddistinguono il nostro organismo, il dolore può essere percepito in una zona diversa (anche non adiacente) rispetto all’organo o alla parte del corpo in cui il danno o la lesione si è effettivamente verificato (tipico esempio è il dolore da infarto del miocardio che viene avvertito a livello del braccio o della spalla sinistra). 

Questo accade anche per l’apparato locomotore: dolori che si manifestano a livello di muscoli e articolazioni possono essere correlati al funzionamento non ottimale di altri organi, anche interni. Un dolore riferito a livello muscolo-scheletrico può infatti originare dall’infiammazione di strutture/organi interni innervati dal medesimo nervo. 

Di fatto, il dolore è il risultato dell’interconnessione di una rete di nervi che innervano molti tessuti differenti. In presenza di uno stimolo doloroso il cervello può quindi inviare un segnale di dolore a un’area del corpo diversa rispetto a quella da cui esso ha effettivamente origine.

E così, un dolore alla spalla può essere correlato non solo a un processo infiammatorio a carico della spalla stessa, a problemi a livello dell’articolazione, dei muscoli, dei legamenti o dei tendini circostanti, ma anche a problematiche a livello cervicale che coinvolgono i medesimi nervi.

Va da sé che l’identificazione della reale origine della sintomatologia dolorosa è fondamentale per la messa in atto di una strategia di trattamento del dolore appropriata.