Nuoto, lombalgia e scoliosi. È vero che il nuoto fa bene alla schiena?

Il nuoto è da sempre considerato un alleato della nostra schiena: il rinforzo muscolare e il lavoro in scarico, cioè senza dover sostenere il peso del corpo, lo rendono in effetti un’attività che può rivelarsi utile in alcuni casi di lombalgia. Attenzione però: il nuoto praticato a livello agonistico e alcuni stili in particolare come la rana o il delfino sottopongono la schiena – il tratto lombare in particolare – a carichi eccessivi. Approfondiamo insieme.

Il nuoto è uno sport molto completo: coinvolge infatti quasi tutti i muscoli del corpo ed è sicuramente una buona forma di esercizio in quanto:

  • è un allenamento importante per il sistema cardio-respiratorio
  • potenzia tutti i principali distretti muscolari
  • conferisce una buona mobilità articolare.

 

Inoltre, è una delle poche attività a non essere traumatica, ragion per cui è tra gli sport maggiormente consigliati dai medici. Quando nuotiamo il nostro corpo viene sostenuto dall’acqua – con conseguente minore stress su ossa e articolazioni – e per tali motivi viene di frequente praticato come esercizio nella riabilitazione a seguito di incidenti. Negli ultimi anni si è fatta parecchia confusione sulle capacità rieducative del nuoto anche in ambito posturale sui soggetti con paramorfismi e mal di schiena, cosa che gli ha fatto guadagnare il riconoscimento di rimedio universale per “correggere la scoliosi” o per “curare” il mal di schiena. Oggi sappiamo che, pur essendo un’ottima attività, le cose non stanno esattamente così: occorre una certa prudenza nel praticare il nuoto in caso di problematiche alla schiena, innanzitutto eseguendo gli allenamenti sotto la supervisione di un fisioterapista esperto e limitandosi allo stile libero e al dorso che non richiedono mobilizzazioni eccessive della colonna.

 

Come si cura la lombalgia?

Quando parliamo di lombalgia ci riferiamo a un disturbo che provoca una sintomatologia dolorosa a livello del tratto lombare del rachide e cioè localizzata nella parte bassa della schiena. Il dolore può essere di diverso tipo a seconda che sia causato da problematiche di tipo muscolare o più prettamente delle strutture ossee e articolari delle vertebre lombari. In linea generale e in assenza di gravi patologie, l’attività fisica è sempre consigliata.

Dobbiamo tener presente infatti che la maggior parte dei paramorfismi sono favoriti dalla sedentarietà e da abitudini posturali scorrette, ragion per cui è consigliabile per tutti, con le dovute modalità, l’attività sportiva in modo da consentire un buon riequilibrio psico-motorio. Questo obiettivo può essere ottenuto con una valida ginnastica correttiva, individualizzata e adattata a ciascuna persona, abbinata alla pratica degli sport. In generale, per combattere la scoliosi, sono consigliati tutti gli sport non agonistici, volti a stimolare muscolatura, controllo e coordinazione contro gravità quindi al di fuori dell’acqua. Sono da evitare inoltre gli sport che prevedono mobilizzazioni eccessive della colonna vertebrale.

 

Il nuoto: pro e contro

Quanto detto sopra non esclude del tutto i benefici del nuoto: il fatto di lavorare senza percepire la gravità può rappresentare un aspetto positivo, soprattutto nelle prime fasi della rieducazione quando di norma il contatto con l’acqua contribuisce a dare più fiducia alle persone che inizialmente non si fidano di una ginnastica “a secco” per la paura di sentire dolore o in tutti quei casi in cui si rifiutino altre forme di rinforzo muscolare.

Vediamo invece in quali casi il nuoto è controproducente:

  • qualora si vogliano sviluppare le funzioni neuromotorie e muscolari antigravitarie perché si pratica in un ambiente che non permette di percepire la forza di gravità
  • in alcuni stili come la rana e il delfino perché porta la colonna in estensione e accentua oltre misura la lordosi lombare
  • in caso di scoliosi oltre la soglia dei 10 mm di gibbo perché sviluppa un’azione autodeformante.

Si è osservato che nella fase di galleggiamento, per evitare che le gambe affondino perdendo l’asse con il bacino, occorre per forza di cose accentuare la lordosi lombare, una situazione già ben presente ad esempio nei soggetti scoliotici, che tendono a ipercompensare proprio in questa area vertebrale. Durante le bracciate poi, si è costretti a effettuare un movimento in rotazione che va a favorire ulteriormente la torsione delle vertebre già implicate nella scoliosi o già eccessivamente sottoposte a carico.

 

Dai un’occhiata ai nostri tutori per crioterapia – l’articolo continua sotto i prodotti

 

Altre problematiche cui prestare attenzione se si pratica il nuoto

Il nuoto va dunque praticato con attenzione da chi soffre di lombalgia o scoliosi. In tali casi, se l’elemento acqua è favorito è possibile sostituire il nuoto con altre attività più dolci da praticare sempre in acqua.

Altri disturbi che possono rendere controindicata la pratica di questo sport sono tutti quelli che coinvolgono le spalle e alcune problematiche di ginocchio. Le lesioni del legamento collaterale mediale del ginocchio (LCM) infatti, sono collegate al movimento che eseguono le gambe nel nuoto a rana tanto che gli inglesi hanno chiamato questa patologia, “breaststroke knee” letteralmente “ginocchio del ranista”. Per quanto riguarda le spalle, molto sollecitate in tutti gli stili, sarebbe opportuno un rinforzo con attività “a secco”, ad esempio con l’aiuto di elastici, prima di tornare in mare o in piscina.

In caso di sovraccarico e conseguente infiammazione di queste articolazioni possono essere molto utili i nostri tutori per la crioterapia Shoulderfreez e Kneefreez che associano una terapia del freddo di lunga durata (fino a un’ora) alla compressione e immobilizzazione delle articolazioni.